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Un ragazzo normale

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Mi è sembrato un libro sul valore della parola. E’ infatti il modo in cui usa le parole che rende Mimì, il giovane protagonista, speciale e contemporaneamente quasi disadatto nel mondo in cui si trova a vivere. Mimì è un bambino normale che si maschera in modo speciale. Non col costume di Spider Man che tanto desidererebbe e non può permettersi, ma dietro un uso quasi lezioso della parola che diventa in qualche modo la sua corazza.

E poi c’è un giornalista, uno dei tanti eroi dimenticati di questo paese, che in qualche modo consegna il “testimone” a quel bambino, non perdendo mai l’occasione di sottolineargli l’importanza della nostra natura “umana”, da contrapporre alla brutalità del mondo: Giancarlo Siani. La nostra natura umana, ricorda Giancarlo, è fatta di parole da ascoltare e conservare, di storie da leggere o da raccontare, di testi di canzoni da consegnare come sigillo d’amicizia o pegno d’amore. Le parole a Giancarlo costeranno la vita. Lo sa ogni lettore che intraprende l’avventura del libro. E chissà forse anche Giancarlo lo sa. Dall’inizio.

Si tratta di un romanzo nel quale si cade spesso nella tentazione di vedere l’autore in Mimì, ma è anche un racconto che riesce a far tornare bambini un po’ tutti i quarantenni di oggi. E’ un viaggio indietro nel tempo, a quegli anni ’80 che forse abbiamo parzialmente rimosso, anni in cui molte delle cose che ci caratterizzano oggi, appena cominciavano, senza che noi lo sapessimo, senza che neppure sospettassimo quanto ci avrebbero toccato. Le guerre di camorra, per esempio. Solo Giancarlo mostra nel testo quella consapevolezza che manca agli altri. Un romanzo in qualche modo storico, nella sua voglia di ricostruzione di eventi, gusti, linguaggi, ambienti e clima di quel tempo. C’è proprio tutto… dal Subbuteo alla nevicata dell’85, dai telefoni grigi della Sip alle audiocassette usate per studiare, e via via fino alle canzoni dei Righeira. Ma ci sono anche, come capita ai romanzi belli, quelli che sfuggono alle facili etichette, una storia di formazione (quella di Mimì) ed un racconto civile (il martirio di Giancarlo).

Nei mesi che precedono la morte del giovane giornalista, infatti, Giancarlo e Mimì diventano amici e scoprono di avere cose in comune. Giancarlo si lascerà conquistare dall’innocenza di Mimì che riesce ancora a guardare il mondo con fiducia. Mimì invece scoprirà che i veri eroi sono quelli che si battono ogni giorno per un mondo migliore. E nel caldo afoso di un agosto qualsiasi, anche grazie ai consigli di Giancarlo, Mimì scoprirà i primi batticuori dell’amore e quanto un’amicizia possa essere in grado di cambiare la vita. Ma soprattutto scoprirà come le parole possano rappresentare una chiave di libertà ed un’ancora di salvezza, anche quando quelli che le hanno pronunciate (o scritte) non ci sono più.

 

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